Dr. Stefano Grossi

Cardiologo, aritmologo, elettrofisiologo interventista

Dr. Stefano Grossi

Cardiologo, aritmologo, elettrofisiologo interventista

Fibrillazione atriale e demenza

L’incidenza di demenza è in notevole aumento nella popolazione. Infatti, si prevede che nelle prossime quattro decadi la sua insorgenza aumenterà del 150% portando il numero delle persone affette nel mondo a 150 milioni nel 2050.

Cause della demenza

Le cause di questa patologia sono molteplici prima fra tutte l’invecchiamento della popolazione.

Molti studi osservazionali compiuti negli ultimi dieci anni hanno dimostrato un legame tra fibrillazione atriale e disturbi cognitivi di vario grado fino alla demenza.

Il meccanismo principale attraverso cui la fibrillazione atriale colpisce il cervello sono le embolie. Dall’atrio fibrillante possono partire emboli di varie dimensioni che giungono al cervello determinando fenomeni drammatici come l’ictus cerebrale.

Se tuttavia gli eventi embolici sono di piccole dimensioni, ma reiterati nel tempo, possono determinare un danno lento, diffuso e progressivo al cervello minando progressivamente le funzioni cognitive fino alla demenza.

Come prevenire?

È quindi importante trattare i pazienti affetti da fibrillazione innanzitutto con una terapia anticoagulante ove indicato.

Altrettanto, se non più importante, è mantenere il paziente in ritmo sinusale ricorrendo anche alla ablazione transcatetere.

Esiste tuttavia un numero ragguardevole di pazienti che, pur soffrendo di fibrillazione atriale, non ne è consapevole a causa della completa assenza di sintomi. Il rischio di embolie e di demenza in questi pazienti è elevato perché, in assenza della diagnosi, non vengono sottoposti a trattamento adeguato.

È molto importante quindi che i soggetti al di sopra dei 65 anni vengano sottoposti a screening per escludere o confermare la presenza di fibrillazione atriale asintomatica.

Tale valutazione può essere compiuta mediante vari sistemi più o meno complessi, ma anche una semplice autopalpazione del polso da parte del paziente opportunamente addestrato può dare ottimi risultati.

© 2024 Dr. Stefano Grossi

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